Il Segreto Svelato delle Pinne: Chi Ha Inventato le “Ali” Sotto il Mare e Come Hanno Cambiato il Nostro Mondo Blu

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Il Segreto Svelato delle Pinne: Chi Ha Inventato le “Ali” Sotto il Mare e Come Hanno Cambiato il Nostro Mondo Blu

Ehi amici subacquei e aspiranti esploratori degli abissi, sono io, Francesco Cordone, il vostro Istruttore PADI che non resiste a un bel tuffo tra i coralli. Oggi vi porto in un viaggio affascinante, uno di quelli che mi tengono sveglio la notte: sto per svelare un segreto che molti credono perduto nelle nebbie della storia subacquea. Parliamo delle pinne, quelle fedeli compagne che ci fanno sentire come delfini tra i fondali. Ma chi è stato il vero genio che le ha inventate? Non è Leonardo da Vinci con i suoi schizzi geniali, né Benjamin Franklin con le sue palette di legno da ragazzo birichino. No, il nome da illuminare è quello di un francese visionario: Maxime Louis-François Corlieu. Preparatevi, perché questa storia è un mix di ingegno, guerra e pura passione per il mare – e vi farà venir voglia di calzarle subito!

Andiamo con ordine, come un’immersione ben pianificata. Immaginate gli anni ’20 del Novecento: l’oceano è ancora un mondo misterioso, e nuotare sott’acqua è un’impresa da eroi. Corlieu, un ingegnere navale francese con un debole per l’avventura, osserva i subacquei che si dimenano come rane impacciate. “Basta braccia e gambe goffe!”, pensa. Nel 1923, dopo anni di esperimenti, breveta le sue “palmes de natation” – letteralmente, palme per nuotare. Non erano pinne da snorkeling da spiaggia, ma vere e proprie estensioni dei piedi: lisce, ergonomiche, progettate per trasformare il battito delle gambe in una propulsione fluida e potente. Le presenta nel 1914 a un gruppo di ufficiali della marina francese, tra cui Yves Le Prieur (quello che poi inventerà i primi respiratori autonomi), ma la Prima Guerra Mondiale ritarda tutto. Solo negli anni ’20, Corlieu le perfeziona e le commercializza, dando il via a una rivoluzione silenziosa.

Ma ecco il colpo di scena, il “misterioso segreto” che volevo svelare: Corlieu non era solo un inventore solitario. Le sue pinne arrivano in Italia negli anni ’30, adottate dalla Regia Marina per i sommozzatori Gamma della Decima Flottiglia MAS – sì, quegli incursori leggendari che operavano di notte come fantasmi subacquei. Immaginate: nel 1939, durante un’esercitazione alla foce del fiume Serchio in Toscana, questi eroi testano le pinne per attacchi silenti. Funzionano alla grande! Ma la storia non finisce lì. Dopo la guerra, un altro italiano entra in scena: Luigi Ferraro, ex Gamma e pioniere della subacquea civile. Nel 1951, lavorando con i fratelli Cressi (quelli di Genova, maestri artigiani), Ferraro rivoluziona il design e brevetta le mitiche “Rondine” – pinne a forma di rondine, con pala in gomma morbida e galleggiante, perfette per l’apnea e la pesca sub. È come se Corlieu avesse fornito la base, e Ferraro l’avesse resa italiana: elegante, efficiente e iconica.

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E l’evoluzione? Oh, ragazzi, è una saga epica! Dagli anni ’50, quando Owen Churchill le introduce negli USA (e un carico finisce silurato da un U-boat tedesco – vero dramma bellico!), le pinne diventano un must. Negli anni ’60, i fratelli Cressi spingono l’innovazione con le Rondine Gara, pale in nylon rinforzato per i campioni di apnea. Jacques Mayol, il “re dell’apnea”, le usa per sfondare la barriera dei 100 metri nel 1983, proprio grazie a quelle pinne lunghe e flessibili. Poi arriva il boom: anni ’70-80, materiali come il silicone e il carbonio entrano in gioco. Le pinne diventano leggere, rigide per i sub tecnici o morbide per i principianti. Oggi? Parliamo di capolavori: pinne con pale bilobate per ridurre la fatica, inserti in kevlar per i freediver estremi, o modelli eco-friendly in bioplastica. E non dimentichiamo la monopinna, inventata negli anni ’70 dal russo Aleksandr Porotov, che ha frantumato record di profondità come un missile subacqueo.

Ma perché vi sto raccontando tutto questo con tanto entusiasmo? Perché le pinne non sono solo un gadget: sono un ponte verso la libertà negli abissi. Pensate ai benefici per la subacquea con bombole: maggiore efficienza propulsiva significa meno sforzo, più aria risparmiata e immersioni più lunghe senza stancarsi. Per l’apnea, poi, è una benedizione – riducono la resistenza idrodinamica, permettono pinne più ampie e aiutano a mantenere l’assetto orizzontale, essenziale per tuffi profondi senza consumare ossigeno prezioso. Immaginate di planare su un relitto o di inseguire un banco di barracuda con grazia felina: è questo che le pinne hanno portato, democratizzando l’esplorazione marina. Prima, nuotare sott’acqua era un’arte da eletti; ora, con un paio di buone Rondine o un modello moderno, chiunque può sentirsi parte dell’oceano. E i benefici vanno oltre: migliorano la postura, rafforzano le gambe e, diciamocelo, rendono ogni immersione un po’ più magica.

Amici, se non l’avete ancora fatto, tirate fuori quelle pinne dal garage e riprovate. Il segreto è svelato: dalle mani di Corlieu alle onde del futuro, le pinne ci hanno insegnato a volare sott’acqua. Prossima immersione? Fateci un cenno – chissà, magari ci incontriamo tra i coralli!

Autore: Francesco Cordone
foto: dal web